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Afghan Explorer: il robot giornalista 

Il mestiere di giornalista è spesso pericoloso, come dimostrano i tanti caduti sui fronti di guerra in questi ultimi mesi. Il Massachusetts Institut of Technology ha ipotizzato un prototipo di robot giornalista in grado di realizzare reportage a rischio senza mettere a repentaglio vite umane

di Salvatore Romagnolo

Il robot messo a punto dal MIT è stato denominato Afghan Explorer, per sottolineare come la morte di numerosi giornalisti da questo fronte di guerra abbia spinto i ricercatori del famoso laboratorio americano a cercare un sistema più sicuro per informare l’opinione pubblica. L’équipe, diretta da Chris Csikszentmihalyi, ha messo a punto una sorta di vettura telecomandata che ricorda i veicoli per l’esplorazione spaziale della Nasa. Una somiglianza non casuale, a giudicare da quanto dichiarano i suoi creatori, che sul sito Internet dedicato affermano: “Gli Stati Uniti mandano dei robot nello spazio, perché non possiamo allora fare la stessa cosa con i punti caldi del pianeta?”.

Dotato di quattro ruote motrici, questo cyber giornalista è in grado di muoversi piuttosto agevolmente anche sui terreni accidentati. Una serie di pannelli solari disposti nella parte superiore gli assicurano il rifornimento di energia necessaria per spostarsi e per alimentare i vari dispositivi elettronici dei quali è equipaggiato. Ovviamente, non manca una telecamera, per realizzare interviste in luoghi pericolosi. L’Afghan Explorer è anche dotato di uno schermo a cristalli liquidi, in modo che le persone intervistate possano vedere, oltre che sentire, i loro intervistatori. Gli interlocutori comunicano tramite un microfono e degli altoparlanti installati sul cyber reporter. L’intervista, viene quindi trasmessa via satellite dal fronte di guerra direttamente al più sicuro e confortevole studio televisivo. L’Afghan Explorer, che viene comandato a distanza, dispone anche di un ricevitore GPS e di una bussola elettronica. 

L’intento del MIT, come spesso accade, è più quello di attirare l’attenzione dei media che di fornire soluzioni concrete a un problema. L’Afghan Explorer, infatti, quasi certamente, non avrà mai un’applicazione pratica, anche se, in teoria, l’utilizzo di un veicolo telecomandato per realizzare filmati senza esporre al pericolo gli operatori, non è del tutto peregrina. Nonostante ciò, i primi commenti dei giornalisti americani appaiono scettici. Daniel Sneider, dal “San Jose Mercury”, non ha dubbi: “Non è possibile – ha scritto su “Wired” – mandare una macchina a realizzare reportage in zone di guerra. Anche se sarebbe effettivamente una bella cosa”. 

Lo stesso Chris Csikszentmihalyi non nasconde i limiti del suo progetto. “Se delle persone vedessero questa strana macchina avanzare verso di loro – ha dichiarato con spirito autocritico – la prima reazione sarebbe quella di sparargli contro. La macchina è una vera calamita da questo punto di vista, ma, purtroppo, è anche molto poco resistente alla pallottole”. 

Il sito di Afghan Explorer

28 aprile 2002

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