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I professori virtuali insegnano meglio

La prossima grande rivoluzione legata alle nuove tecnologie potrebbe verificarsi nel mondo dell’educazione.

di Salvatore Romagnolo

In tutto il mondo équipes di ricercatori stanno creando nuovi strumenti pedagogici associando intelligenza artificiale, informatica, multimedialità e Internet destinati ad assistere gli insegnanti o, addirittura, a rimpiazzarli in certi compiti. Oltre ad adattare ai computer le discipline insegnate, le ricerche stanno affrontando un’altra sfida: costruire tra il computer e l'allievo una relazione che si avvicini il più possibile al rapporto umano. La soluzione che sembra imporsi è quella che fa ricorso a personaggi virtuali, veri e propri assistenti pedagogici sempre più evoluti in grado di aiutare gli allievi nell'apprendimento. Purtroppo, lo scarto tra Usa ed Europa non è a favore del Vecchio Continente e la maggior parte delle ricerche vengono svolte oltre Atlantico.

Lisa Ann Scott e Frederick Reif hanno ottenuto in questo campo significativi risultati. Questi ricercatori del Centro per l'innovazione nell'apprendimento dell'università Carnegie-Mellon, a Pittsburgh (Pennsylvania), hanno testato l'efficacia degli assistenti personali d'insegnamento (Personal Assistants for Learning, o PAL) sull'applicazione delle leggi di Newton. I corsi dispensati dai PAL si sono rivelati più efficaci delle lezioni private impartite dai migliori professori. Così, la quasi totalità degli allievi che li ha utilizzati ha passato i test finali, mentre circa la metà degli studenti di livello e motivazioni equivalenti, ma che hanno seguito un corso classico, non è riuscito a superarli.

L'aumento di efficacia dell'apprendimento si può anche ottenere attraverso il miglioramento dei metodi di ricerca dell'informazione. Julita Vassileva e l'équipe del dipartimento di scienze informatiche dell'università canadese del Saskatchewan, hanno immaginato una comunità di creature virtuali che si scambiano informazioni a favore dei loro proprietari, gli studenti di un campus universitario. Ad ognuno di essi viene assegnato un agente del progetto, battezzato I-Help; all'interno di questa società ibrida le creature virtuali partono alla ricerca di informazioni nei data base dell'università, ma anche presso gli altri studenti. Si stabilisce un sistema di baratti che porta alla comparsa di un'economia di mercato nella quale bisogna avere qualcosa da offrire se si vuole beneficiare delle risorse disponibili. Una sorta di Napster al servizio dell’insegnamento a distanza.

Lewis Johnson, direttore del Centro ricerche avanzate in tecniche educative (Carte) all'università della California del Sud (USC), nutre una grande fiducia sulle possibilità di successo di queste ricerche. Con il suo gruppo ha creato Steve e Adele, due nuovi insegnanti virtuali. Il primo utilizza un’interfaccia tridimensionale e viene impiegato per formare i futuri tecnici di sala macchine sulle navi della marina americana. La seconda, Adele (Agent for Distance Learning), ha iniziato la sua carriera di insegnante in medicina occupandosi, in particolare, della formazione dei futuri medici dei servizio di pronto intervento. Dallo schermo del computer, anche lei in camice bianco, sorveglia lo svolgersi dell'operazione e interviene in caso di errore o per rispondere a dei quesiti. Attualmente Adele si occupa dell'istruzione delle infermiere, ma anche di quella del pubblico che cerca d'informarsi su certe malattie.

21 ottobre 2000


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