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L'informazione online è più affidabile e autorevole di quella offline

È convinzione diffusa che l'informazione su Internet sia inaffidabile e, quindi, in ultima analisi, meno autorevole di quella dei media tradizionali, televisione e radio compresi. In realtà, si tratta di un problema di percezione e di diffusi pregiudizi

di Salvatore Romagnolo

L'informazione online è credibile? Quello che leggiamo su Internet è affidabile? Più volte è stato fatto osservare - generalmente in modo piuttosto superficiale - che in Rete è disponibile sì una gran massa d'informazioni, ma che quanto si trova online è spesso inaffidabile, poco credibile. Molti siti vengono messi online e gestiti da entità poco note, delle quali non si conoscono storia e finalità. Altre volte si tratta di siti dai fini ambigui o di editori (e giornalisti) improvvisati. L'elenco dei limiti di autorevolezza attribuiti all'informazione online è lungo e l'effetto sarebbe, secondo i fautori di questa visione della realtà, un certo disorientamento del lettore che, col tempo, diventa sempre più scettico e diffidente nei confronti di quanto legge online.

Si tratta, effettivamente, di un problema reale: su Internet è disponibile una quantità d'informazioni inusitata per un qualsiasi lettore, anche il più accanito. E se l'analisi non si ferma ai soli siti Web, ma si allarga a newsgroup e newsletter disponibili online, il fenomeno appare di dimensioni ancora maggiori. Mai era stato possibile reperire, su un solo mezzo, e in modo piuttosto semplice ed economico, così tanti contenuti. In buona parte, peraltro, almeno per il momento, gratuiti. E l'evoluzione della Rete lascia presupporre che la quantità e la varietà di questi contenuti andranno aumentando notevolmente nei prossimi anni. Tuttalpiù, se un cambiamento si verificherà, sarà sul prezzo di questa informazione. L'utente finale dovrà rassegnarsi all'idea di pagare almeno qualcosa di quanto oggi legge o vede o ascolta gratuitamente.

Una parte consistente di questa gran massa d'informazioni è, effettivamente, di bassa qualità o è totalmente inattendibile. E i motivi sono da ricondurre a quanto detto poco sopra: pubblicare online è particolarmente semplice ed economico e questo ha consentito a chiunque di improvvisarsi editore o giornalista. E non sempre si tratta di amatori, di dilettanti o appassionati, ma anche di realtà più o meno professionali che hanno visto nella Rete una nuova, allettante occasione di business. Tutto ciò giustifica la convinzione che l'informazione online sia meno affidabile, autorevole di quella disponibile sugli altri mezzi di comunicazione di massa? La risposta è No. In realtà si tratta di un problema di percezione. E di diffuso pregiudizio.

Le cause

Il fatto che gli utenti abbiano una percezione complessivamente negativa della qualità dei siti Internet ha molte cause, alcune legate alla effettiva qualità dei siti stessi. Possiamo individuare tre cause principali:

1. L'estrema eterogeneità della Rete

Dal punto di vista della diversità, della libertà d'espressione o anche della quantità delle informazioni disponibili, questa eterogeneità costituisce evidentemente una ricchezza. Ma, abbastanza paradossalmente, se la si analizza in termini di qualità, diventa un difetto. Il peggio sta a fianco del meglio, ma è il peggio che colpisce la mente. Così, molto spesso, per un singolo utente, le cattive esperienze su alcuni siti e, soprattutto, il ripetersi di queste esperienze, possono generare un giudizio sfavorevole su Internet nel suo insieme.

2. Una fiducia insufficiente

In quanto utilizzatori abituali di Internet, dimentichiamo spesso che la maggioranza delle persone non vi ha ancora accesso, sia perché non lo vuole, sia perché non ne ha i mezzi (finanziari, di formazione, di infrastrutture). Pensiamo esclusivamente a quelli che non desiderano avere accesso a Internet: ogni informazione negativa sul funzionamento della Rete li conforterà nel loro giudizio. Alcuni giornalisti in cerca di sensazionalismo, che sono d'altra parte i primi a utilizzare Internet per le loro ricerche, l'hanno capito molto bene. Ogni informazione che amplifichi i rischi e le non-qualità che si possono incontrare sulla Rete, avrà diritto a una più vasta risonanza rispetto alle altre e, quindi, a maggiori vendite garantite. Crolli di start-up, pagamenti poco sicuri, virus, imbrogli e pornografia hanno avuto accesso a tutte le prime pagine e una parte del mondo mediatico continua a scoraggiare numerosi utenti potenziali. Non bisogna, quindi, stupirsi se Internet viene percepito da molti come uno strumento poco affidabile, non abbastanza credibile, poco sicuro.

3. Siamo tutti debuttanti

Sarebbe disonesto negare i problemi esistenti, affermare che i detrattori di Internet non hanno alcuna valida ragione per stigmatizzare i difetti di questo strumento. Ma per comprendere meglio ciò che sta succedendo, bisogna ricordarsi di un dato essenziale: per imparare un mestiere ci vogliono diversi anni. Nel caso di Internet operatori del settore, compresi i giornalisti online, con dieci anni d'esperienza sono rarissimi. Siamo in fase di formazione e la velocità delle trasformazioni del settore nel quale operano molti addetti ai lavori, fa sì che la loro formazione non avrà, probabilmente, mai un termine. La qualità di Internet sarà percepita come corretta nel suo insieme solo quando si saranno capitalizzati sufficienti esperienze sulle tecniche, le pratiche efficienti e il comportamento degli utenti. È normale, quindi, che nella fase di fermento sperimentale che si sta attraversando, siano stati commessi degli errori cha hanno penalizzato la qualità globale del vissuto degli utenti della Rete.

Un problema di percezione

Ma i problemi di percezione non finiscono qui. Quando si valuta la qualità dell'informazione online ci si dimentica di una caratteristica peculiare della Rete: quella di rendere disponibili, fruibili, tutti i contenuti veicolati dal mezzo. In poche parole, ogni singolo utente, in qualsiasi parte del mondo si trovi, può accedere a un qualsiasi sito Web. Nessun altro medium offre ai suoi utenti questa possibilità. Noi possiamo accedere a un numero limitatissimo di pubblicazioni cartacee. E non mi riferisco solo alle testate ufficiali, ai quotidiani, mensili o settimanali pubblicati in giro per il mondo, ma a tutte quelle pubblicazioni stampate di origine non professionale promosse da associazioni, singoli individui, organizzazioni di vario tipo: fan di gruppi rock, supporter di squadre di calcio o gruppi politici più o meno legali. Pubblicazioni cartacee del tutto simili, nei contenuti, a milioni di siti Internet promossi sempre dagli stessi gruppi, dagli stessi individui e sempre con le stesse motivazioni e con le stesse aspettative. La sola differenza sta nella distribuzione. Il supporto cartaceo ha delle difficoltà fisiche ovvie ad essere distribuito su larga scala, quello digitale, veicolato via Internet può, invece, essere diffuso da un bacino d'utenza smisuratamente più ampio. In poche parole, il brutto della carta stampata non lo vediamo o ne vediamo una porzione infinitesimale; dell'online siamo in grado di recepire, teoricamente, qualsiasi cosa, anche il più sperduto, insignificante o disgustoso sito Web. Anche lui contribuirà a determinare la nostra percezione della Rete.

A questo punto dovremmo chiederci: qual è la qualità, l'attendibilità, l'autorevolezza dell'informazione stampata? Per farlo dobbiamo tenere conto di quella enorme massa di pubblicazioni dilettantesche a diffusione limitata o dobbiamo riferirci solo delle testate ufficiali, promosse da un editore e compilate da giornalisti professionisti? E vendute in edicola o su abbonamento? Appare evidente che se avessimo accesso alla totalità delle pubblicazioni cartacee prodotte nel pianeta la nostra percezione del medium sarebbe diversa. In effetti, a causa delle difficoltà e dei costi di distribuzione, noi abbiamo accesso solo all'elite delle pubblicazioni cartacee, abbiamo accesso solo al salotto buono dell'informazione stampata. Non è così online. Su Internet noi possiamo consultare ogni sito Web pubblico, compresi i meno professionali, i meno attendibili, compresi quelli illegali. Online abbiamo accesso anche ai sobborghi degradati di questa città dell'informazione, non solo ai quartieri residenziali, curati e sorvegliati dei vecchi media.

Per quanto riguarda radio e TV il discorso è analogo. La scrematura, in questo caso, avviene a monte: la soglia d'ingresso per questi mezzi è talmente alta a livello tecnico ed economico, che le possibilità per i non professionisti di dare voce a una propria iniziativa sono quasi nulle. Nonostante ciò, la comparsa delle emittenti private ha modificato profondamente la percezione che tutti noi avevamo di radio e, soprattutto, della televisione che ha perso gradatamente autorevolezza.

La seconda domanda che dobbiamo porci è: chi sono gli individui, le entità che operano online? La risposta è ovvia: le stesse persone e le stesse entità che operano offline. Internet non è un altro mondo, ma un simulmondo, una riproduzione piuttosto fedele del mondo che conosciamo e al quale ci siamo abituati. Ne riflette pregi e difetti, è una perfetta cartina al tornasole delle nostre società. Essendo, però, uno strumento molto potente, accentua o accelera i fenomeni. Ma non li produce. La Rete, ad esempio, non è la patria delle leggende metropolitane, che sono vecchie come l'umanità e che circolavano in grande quantità e con una discreta velocità, ben prima che venissero inventati i computer. Internet ha semplicemente messo il turbo al fenomeno, gli ha dato un sistema di diffusione, di propagazione molto potente, ma non lo ha creato.

In buona sostanza, quindi, quando pensiamo alla carta stampata, alla Radio o alla televisione come mezzi di comunicazione di massa, ci riferiamo, istintivamente, alla percezione che abbiamo di questi mezzi tramite il nostro limitatissimo osservatorio.
Quando pensiamo all'informazione online ci riferiamo, invece, alla totalità dell'informazione disponibile su Internet, compresi i siti promossi da chi, per proprio divertimento, vuole diffondere notizie false o da chi, in preda a personali farneticazioni, incita allo sterminio razziale. Noi non paragoniamo i due mezzi, ma le due percezioni che dei mezzi abbiamo nel loro complesso. 

In altre parole, l'esistenza di siti Web inattendibili o semplicemente non professionali, toglie autorevolezza e credibilità al medium online. Le pubblicazioni cartacee dei naziskin o di alcune deliranti sette religiose non hanno lo stesso effetto sul medium cartaceo. E questo solo per un problema di percezione. Eppure il sito Web del "New York Times" non è meno autorevole o affidabile del giornale che si trova in edicola. E i volantini dei naziskin non sono meno farneticanti dei loro siti Web.

In realtà l'informazione online è più attendibile, più affidabile di quella offline e per una serie di ragioni.

Il rapporto con il lettore

Una delle regole auree del giornalismo e anche uno dei principi etici alla base della professione, è che si scrive per il lettore. Questo non sempre avviene. Purtroppo, spesso il rispetto del lettore e della verità viene sottomesso a interessi politici ed economici. A questa regola non sfugge, ovviamente, nemmeno Internet. Ma nei giornali, molto spesso, si scrive più per il caporedattore che per i propri lettori. Il rapporto con questi ultimi, in effetti, è così labile, che gli unici veri giudici del lavoro del giornalista sono il suo diretto responsabile o il direttore. Nessuna possibilità di scoprire l'audience dei singoli articoli da parte dei lettori e il loro gradimento. Tutto ciò è, invece, possibile online. Si può conoscere l'audience dei singoli articoli e implementare un sistema di rating tramite il quale i lettori danno un giudizio dell'articolo, ad esempio esprimendo un voto. E sono molti i siti informativi ad aver adottato questa prassi.

Pubblicare su Internet comporta, quindi, un rapporto più stretto con i lettori. Anche per la presenza del cosiddetto mail-to, cioè della possibilità di inviare una e-mail semplicemente cliccando sulla firma del giornalista. E anche quando questa opzione non è resa possibile dalla redazione, l'invio di un messaggio di posta elettronica è più immediato che non l'invio di una lettera. In generale, i sistemi di interazione tra giornale online e lettori (forum, sondaggi, eccetera) tendono a creare maggiori connessioni tra emittente e fruitore dell'informazione, una maggiore partecipazione alla vita del giornale e a un maggior controllo sul lavoro dei giornalisti. Tutto ciò non può non spingere le redazioni a una maggiore attenzione anche nei confronti della qualità dell'informazione prodotta. Un esempio per tutti: su Internet è difficile dare una notizia errata, anche solo in parte, se questa è riconducibile a un sito Web o ad una qualsiasi risorsa online immediatamente controllabile dal lettore. Più semplice fare questo su una pubblicazione cartacea o in televisione.


Il rapporto con le fonti

In genere il giornalista non condivide con i lettori le proprie fonti. Chi redige un articolo per la carta stampata, la radio o la TV, anche nel caso utilizzi documentazione disponibile online, propone al lettore esclusivamente la fruizione del proprio elaborato, del proprio articolo. E questo per problemi tecnici o di spazio. Si tratta, in effetti, di un limite fisico e tecnologico di tutti i mezzi di comunicazione di massa. Un limite che non ha l'informazione online, che può rendere accessibile, anche ai lettori, una parte delle fonti utilizzate dal giornalista quando queste siano effettivamente disponibili online: cosa sempre più frequente. E, ovviamente, quando queste possano rappresentare un interesse per il lettore stesso: quasi sempre.

Il giornalismo è soprattutto sintesi. Un tempo avremmo detto più semplicemente: il giornalismo è sintesi. Un articolo racconta un fatto sintetizzandone gli aspetti più importanti e di maggior interesse per il lettore. A che scopo, quindi, pubblicare un documento originale, ad esempio il testo completo di un discorso di un deputato alla Camera o quello di un disegno di legge? Quando "l'Unità", il quotidiano del Pci, negli anni Cinquanta, pubblicava gli interventi di Togliatti al Parlamento, veniva stigmatizzata dagli addetti ai lavori che le rimproverano di non fare buon giornalismo. Eppure, quei discorsi erano di grande valore per chiunque fosse interessato alle cronache parlamentari. E lo stesso valeva, ovviamente, per quelli di De Gasperi. Il documento originale, la versione integrale di un testo è, in genere, una risorsa di grande valore. Carta stampata, radio e TV non sono in grado di gestire questo tipo d'informazione per ovvi motivi tecnici. Il solo media in grado di proporre senza particolare difficoltà, accanto alla sintesi giornalistica, i documenti originali in versione integrale è Internet. È possibile farlo tramite un link quando il contenuto è già disponibile online, oppure producendo un documento in un formato veicolabile via Internet (Web. e-mail, Pdf, Lit e quant'altro).

Il documento originale può essere una delle fonti utilizzate dal giornalista, oppure un documento che completa l'informazione. In ogni caso il lettore avrà la possibilità di approfondire e verificare quanto scritto dal giornalista. Anche questo, oltre ad aumentare il livello di comunicazione tra giornalista e lettore, rafforza questo rapporto e crea maggiore fiducia. E contribuisce a rendere l'informazione online più affidabile, più attendibile e, in ultima analisi, più autorevole di quella offline.

Internet prima fonte d'informazione per i giornalisti

Il fatto che l'informazione online stia assumendo sempre maggior autorevolezza anche tra gli addetti ai lavori, è stato dimostrato da una ricerca condotta della società di consulenza Hopscotch intervistando 418 professionisti dell'informazione in 14 Paesi tra cui l'Italia. Secondo questo studio, la prima fonte d'informazione dei giornalisti è ormai la Rete. 

I 418 giornalisti sono stati suddivisi in cinque categorie, relative al medium di appartenenza, e hanno risposto a un questionario dettagliato su media online, stampa scritta su Internet e informatica, stampa scritta di larga divulgazione, stampa economica e media audiovisivi. I Paesi interessati sono stati, oltre all'Italia, la Francia, la Spagna, la Gran Bretagna, la Germania, l'Olanda, la Svezia, la Danimarca, la Finlandia, la Norvegia, gli Stati Uniti, il Giappone, l'Australia e il Sudafrica.

Secondo i dati diffusi, Internet si impone come fonte primaria di informazione per il 41,7% dei giornalisti: prima della rete personale (35,4%) e degli altri media (22,9%). Le ricerche giornalistiche avvengono su soggetti precisi nell'89,6% dei casi, su articoli già pubblicati (60,3%), su idee di soggetto (45,8%), comunicati e dossier (33,3%). Sono privilegiati i siti delle aziende, dei media, le newsletter, i database informativi e i portali.

Il 40% dei giornalisti usa Internet almeno dal 1995, e questa categoria è una delle più assidue frequentatrici della Rete rispetto all'insieme della popolazione. Il 93,5% dei giornalisti, infatti, naviga una volta o più al giorno e il 12,4% passa più di 20 ore la settimana alla ricerca di notizie sul Web, mentre il 39,6% è online da 1 a 5 ore alla settimana. Il 50% dei giornalisti usa la chat o i servizi di messaggeria istantanea (ICQ, Yahoo!, MSN Messenger), e il 12,4% ha l'abitudine di frequentare i forum di discussione.

Infine, la stragrande maggioranza di loro dichiara di accettare e considerare validi gli articoli e i comunicati che arrivano via e-mail. Il 90% ritiene che Internet abbia un impatto positivo sul lavoro.

Come si vede, alla verifica dei fatti, l'idea che Internet sia la Mecca della "bufala", la madre di tutte le leggende metropolitane, una trappola per topi per lettori o giornalisti in buona fede, appare sempre più un luogo comune, un'autentica bufala.

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